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giovedì 4 novembre 2010

Convention Generazione Italia, c´è Alghero

Per gli esponenti del circolo locale si tratta di una svolta epocale per una Destra non "ad personam" che avrà ricadute anche nella Riviera del Corallo

Convention Generazione Italia, c´è Alghero

ALGHERO - Tre esponenti del circolo Generazione Italia Alghero parteciperanno alla Prima Convention Nazionale di Generazione Italia che si terrà il 6 e 7 novembre a Perugia. Il responsabile cittadino, Francesco Galleri, il vice responsabile Luca Santoro e Roberto Di Seri, della sezione locale, rappresentando Alghero all'evento che viene indicato dalla stampa italiana come il punto di svolta nell'attuale situazione politica nazionale.

«Si tratterà di un passo importante - afferma Francesco Galleri - verso la nascita di un movimento Nazionale quale Futuro e Libertà che è nostra intenzione far sviluppare a livello locale anche ad Alghero, ma non solo: la Convention di Perugia dimostrerà in maniera più marcata il fatto che anche in Italia possa esistere una Destra non ad personam, ma finalmente moderna e sociale, capace di coniugare temi come la legalità e la sicurezza, il lavoro, il pensiero liberale e i diritti dei cittadini, consapevole del fatto che la politica non si faccia con i dossier ma con la partecipazione e il coinvolgimento di tutti».

E' indubbio che l'evento mediatico di Perugia potrebbe essere rilevante come quel 5 settembre in cui, dal palco di Mirabello, Gianfranco Fini lanciò la sfida al Pdl sancendo di fatto la fine del connubio con Silvio Berlusconi. Questo il pensiero anche dei responsabili del circolo algherese che ribadiscono: «Generazione Italia ha dimostrato, e dimostrerà a Perugia, che è possibile mobilitare una vastissima base di italiani (tra cui molti giovani) che credono fermamente che nel nostro Paese i tempi siano maturi per una svolta politica epocale. Anche Alghero ci crede».

Nella foto: Gianfranco Fini e il nuovo simbolo di Futuro e Libertà

domenica 26 settembre 2010

La verità di Fini



Montecarlo: la verità di Fini

Purtroppo da qualche tempo lo spettacolo offerto dalla politica è semplicemente deprimente.
Da settimane non si parla dei tanti problemi degli italiani, ma quasi unicamente della furibonda lotta interna al centrodestra.
Da quando il 29 luglio sono stato di fatto espulso dal Popolo della libertà con accuse risibili, tra cui spicca quella di essere in combutta con le procure per far cadere il governo Berlusconi, è partita una ossessiva campagna politico giornalistica per costringermi alle dimissioni da Presidente della Camera, essendo a tutti noto che non è possibile alcuna forma di sfiducia parlamentare.
Evidentemente a qualcuno dà fastidio che da destra si parli di cultura della legalità, di legge uguale per tutti, di garantismo che non può essere impunità, di riforma della giustizia per i cittadini e non per risolvere problemi personali.
In 27 anni di Parlamento e 20 alla guida del mio partito non sono mai stato sfiorato da sospetti di illeciti e non ho mai ricevuto nemmeno un semplice avviso di garanzia.
Credo di essere tra i pochi, se non l’unico, visto le tante bufere giudiziarie che hanno investito la politica in questi anni.
E’ evidente che se fossi stato coinvolto in un bello scandalo mi sarebbe stato più difficile chiedere alla politica di darsi un codice etico e sarebbe stato più credibile chiedere le mie dimissioni.
Così deve averla pensata qualcuno, ad esempio chi auspicava il metodo Boffo nei miei confronti, oppure chi mi consigliava dalle colonne del giornale della famiglia Berlusconi di rientrare nei ranghi se non volevo che spuntasse qualche dossier – testuale – anche su di me, “perchè oggi tocca al Premier, domani potrebbe toccare al Presidente della Camera”. Profezia o minaccia?
Puntualmente, dopo un po’, è scoppiato l’affare Montecarlo.
So di dovere agli italiani, e non solo a chi mi ha sempre dato fiducia, la massima chiarezza e trasparenza al riguardo.
I fatti:
An, nel tempo, ha ereditato una serie di immobili. Tra questi, nel 1999, la famosa casa di Montecarlo, che non è una reggia anche se sta in un Principato, 50-55 metri quadrati, valore stimato circa 230 mila euro. Essendo in condizioni quasi fatiscenti e del tutto inutilizzabile per l’attività del Partito, l’11 luglio 2008 è stata venduta alla Società Printemps, segnalatami da Giancarlo Tulliani. L’atto è stato firmato dal Segretario amministrativo, senatore Pontone da me delegato, un autentico galantuomo che per 20 anni ha gestito impeccabilmente il patrimonio del partito, e dai signori Izelaar e Walfenzao.
Il prezzo della vendita, 300 mila euro, è stato oggetto di buona parte del tormentone estivo. Dai miei uffici fu considerato adeguato perchè superava del 30 per cento il valore stimato dalla società immobiliare monegasca che amministra l’intero condominio.
Si poteva spuntare un prezzo più alto? E’ possibile. E’ stata una leggerezza? Forse. In ogni caso, poichè la Procura di Roma ha doverosamente aperto una indagine contro ignoti, a seguito di una denunzia di due avversari politici e poichè, a differenza di altri, non strillo contro la magistratura, attendo con fiducia l’esito delle indagini.
Come ho già avuto modo di chiarire, solo dopo la vendita ho saputo che in quella casa viveva il Signor Giancarlo Tulliani.
Il fatto mi ha provocato un’arrabbiatura colossale, anche se egli mi ha detto che pagava un regolare contratto d’affitto e che aveva sostenuto le spese di ristrutturazione.
Non potevo certo costringerlo ad andarsene, ma certo gliel’ho chiesto e con toni tutt’altro che garbati. Spero lo faccia, se non fosse altro che per restituire un po’ di serenità alla mia famiglia.
E’ stato scritto: ma perchè venderla ad una società off shore, cioè residente a Santa Lucia, un cosiddetto paradiso fiscale? Obiezione sensata, ma a Montecarlo le off shore sono la regola e non l’eccezione.
E sia ben chiaro, personalmente non ho nè denaro, nè barche nè ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse.
Ho sbagliato? Con il senno di poi mi devo rimproverare una certa ingenuità. Ma, sia ben chiaro: non è stato commesso alcun tipo di reato, non è stato arrecato alcun danno a nessuno. E, sia ancor più chiaro, in questa vicenda non è coinvolta l’amministrazione della cosa pubblica o il denaro del contribuente. Non ci sono appalti o tangenti, non c’è corruzione nè concussione.
Tutto qui? Per quel che ne so tutto qui.
Certo anche io mi chiedo, e ne ho pieno diritto visto il putiferio che mi è stato scatenato addosso, chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo?
E’ Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so. Gliel’ho chiesto con insistenza: egli ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me. E se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la Presidenza della Camera.
Non per personali responsabilità – che non ci sono – bensì perchè la mia etica pubblica me lo imporrebbe.
Di certo, in questa brutta storia di pagine oscure ce ne sono tante, troppe. Un affare privato è diventato un affare di Stato per la ossessiva campagna politico-mediatica di delegittimazione della mia persona: la campagna si è avvalsa di illazioni, insinuazioni, calunnie propalate da giornali di centrodestra e alimentate da personaggi torbidi e squalificati.
Non penso ai nostri servizi di intelligence, la cui lealtà istituzionale è fuori discussione, al pari della stima che nutro nei confronti del Sottosegretario Letta e del Prefetto De Gennaro.
Penso alla trama da film giallo di terz’ordine che ha visto spuntare su siti dominicani la lettera di un Ministro di Santa Lucia, diffusa da un giornalista ecuadoregno, rilanciata in Italia da un sito di gossip a seguito delle improbabili segnalazioni di attenti lettori.
Penso a faccendieri professionisti, a spasso nel Centro America da settimane (a proposito, chi paga le spese?) per trovare la prova regina della mia presunta colpa. Penso alla lettera che riservatamente, salvo finire in mondovisione, il Ministro della Giustizia di Santa Lucia ha scritto al suo Premier perchè preoccupato del buon nome del paese per la presenza di società off shore coinvolte non in traffici d’armi, di droga, di valuta, ma di una pericolosissima compravendita di un piccolo appartamento a Montecarlo.
Ma, detto con amarezza tutto questo, torniamo alle cose serie. La libertà di informazione è il caposaldo di una società aperta e democratica. Ma proprio per questo, giornali e televisioni non possono diventare strumenti di parte, usati non per dare notizie e fornire commenti, ma per colpire a qualunque costo l’avversario politico. Quando si scivola su questa china, le notizie non sono più il fine ma il mezzo, il manganello. E quando le notizie non ci sono, le si inventano a proprio uso e consumo. Così, con le insinuazioni, con le calunnie, con i dossier, con la politica ridotta ad una lotta senza esclusione di colpi per eliminare l’avversario si distrugge la democrazia. Si mette a repentaglio il futuro della libertà. Chi ha irresponsabilmente alimentato questo gioco al massacro si fermi, fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi. Fermiamoci pensando al futuro del paese. Riprendiamo il confronto: duro, come è giusto che sia, ma civile e corretto.
Gli italiani si attendano che la legislatura continui per affrontare i problemi e rendere migliore la loro vita. Mi auguro che tutti, a partire dal Presidente del Consiglio, siano dello stesso avviso. Se così non sara’ gli italiani sapranno giudicare. E per quel che mi riguarda ho certamente la coscienza a posto.

mercoledì 22 settembre 2010

Una nuova Cultura Politica

Assistiamo ad un certo immobilismo da parte di alcuni partiti nazionali riguardo all’attivismo politico giovanile. Non può che dispiacere notare che i giovani oggigiorno son completamente disinteressati alla vita politica, e in aggiunta a questo totale disinteresse si constata un’avversità alla partecipazione e la discussione politica, ormai consolidata. Urge un esame di coscienza da parte di chi ha responsabilità di politiche giovanili a livello nazionale così come a livello regionale, sino ad arrivare al più piccolo dei livelli, forse quello più importante, il livello locale. E’ necessario, doveroso e opportuno ristabilire quella che è la vera Politica, l’arte nobile al servizio della collettività. Occorre ripartire da una nuova politica giovanile, atta a costruire un livello di partecipazione attiva da parte dei giovani di chi deve Fare il Futuro della propria città, di chi ha il compito di contribuire al miglioramento della società fra 20, 30 anni.

GenerazioneItalia Alghero, si propone in tal senso a garantire un nuovo interesse alla vita politica nazionale e locale, oggi più che mai assente e se in alcuni casi presente, di scarsi contenuti politici. Vuole ristabilire il dialogo fra i giovani e non la rissa verbale. GenerazioneItalia Alghero vuole contribuire a ristabilire un’autentica cultura politica in modo che ogni giovane, ogni cittadino ritorni ad una sana partecipazione sui problemi del paese. Una nuova cultura politica capace di fare proposte e di trarne una sintesi, dando il suo apporto per l’intera collettività, per il futuro.
GenerazioneItalia Alghero, propone a livello locale e regionale che siano garantiti e proposti convegni di politica giovanile e non solo. Che siano garantiti dei corsi di formazione a livello locale e regionale per i nuovi amministratori che dovranno decidere e migliorare la propria città. Garantire infine un impegno costante da parte dei politici locali affinchè sia ridotto il divario fra disinteresse totale per la politica e partecipazione attiva.
Per concludere, se sarà ristabilita una nuova cultura politica, di dialogo, di confronto, di discussione su temi e proposte giovanili, allora la società ne trarrà un vantaggio enorme, al contrario, il futuro dei giovani di oggi e dei giovani che devon nascere sarà sempre più buoi e sempre più difficile sarà ritrovare la fine del tunnel.

martedì 14 settembre 2010

Fra Crisi e Rilancio

Il termine che più che mai sta unendo ogni parte del mondo, da qualche anno a questa parte, è la parola Crisi. Sappiamo tutti che cosa sia, come "cammini" con le proprie gambe e quanti lavoratori mieta ogni giorno. E' sempre più crescente la preoccupazione per garantire un futuro ai propri figli, si vive più di piccoli risparmi per il presente che di risparmi orientati verso progetti futuri. Pochi soldi per garantire il necessario, l'indispensabile, lo svago ormai non è più annoverato fra i dizionari di ogni famiglia. I dati dell'Istat possono spiegare al meglio il motivo di queste preoccupazioni.
Gli occupati son diminuiti di 208.000 unità, lo 0,9% rispetto al trimestre dell'anno precedente, mentre in controtendenza e assai prevedibile, risulta l'occupazione straniera, che fa registrare un +183.000 unità.
Il tasso di disoccupazione è cresciuto dell 1,2%, passando dal 7,9% del primo trimestre del 2009 al 9,1% del primo trimestre 2010.
Il tasso di disoccupazione maschile aumenta all'8,1%, rispetto al 6,8% del primo trimestre del 2009, quello femminile aumenta dal 9,5% al 10,5%.
Zoomando il quadro Nazionale, e focalizzando l'attenzione sul Mezzogiorno abbiamo livelli di disoccupazione sempre più preoccupanti e crescenti. Siamo di fronte ad un 14,3%, un punto in più rispetto allo stesso dato raccolto nel 2009 ed un alto livello di discoccupazione femminile, che raggiunge il 17,6%.
Andando nello specifico e concentrandoci sulla Sardegna, notiamo che il tasso di disoccupazione, del 15,4%, preso nel Dicembre 2009 è aumentato sino al 16,1% a Marzo 2010. Un tasso di discoccupazione maschile passata dal 13,6% del Dic. 2009 al 14,9% del Marzo 2010, mentre quello femminile registra un calo, seppur di 0,1%, passando dal 18 al 17,9%.

Dati che per la Sardegna non fanno di certo bene, visti i problemi già esistenti che gravano sulla ripresa dell'intera isola. Problemi come la mancanza di infrastrutture, essenziali per collegamenti di natura economica e di sviluppo locale, nazionale e internazionale, problemi come la mancanza di adeguati servizi per la collettività, problemi come la fuga di giovani studenti, ormai consolidata nel tempo, costretti a studiare fuori, affrontando altrettante difficoltà logistiche ed economiche. Problemi come il susseguirsi di mancati investimenti sulla ricerca, in grado di migliorare e aggiornare metodi di sviluppo che contribuiscano a quel balzo in avanti che l'economia sarda aspetta da tempo.
Tutte queste tematiche non fanno altro che frenare l'attività di rilancio dell'isola, ma in modo particolare nella zona nord-ovest della Sardegna, dove proprio questo sviluppo è fondamentale per il rafforzamento economico e sociale del nostro territorio.

Per il circolo di Generazioneitalia Alghero, operare in un contesto di piena crisi, occorre aver delle priorità affinchè si possa realmente avere un rilancio ed un conseguente rafforzamento del territorio. Crediamo che si debba affrontare la questione dei collegamenti fra le diverse città, pensare quindi ad una strada a scorrimento veloce che consenta di velocizzare il collegamento fra Porto Torres ed Alghero, garantendo indubbiamente sviluppo economico e turistico.
Valutare la necessità di ricostruire un turismo che non sia solo di costa, ma che salvaguardi anche la parte interna del nostro territorio, si pensi a Mamuntanas e Surigheddu, nucleo di attività turistico-ricettive, nonchè di sviluppo e ricerca, in grado di offrire lavoro e innovazione scientifica, ma tutt'oggi abbandonati e non considerati. Migliorare l'offerta turistica di costa, garantendo un autentico sviluppo dell'attività portuale, oggi non adatta a supportare carichi turistici, neppur minimi, e migliorare l'attività aeroportuale, avendo così turismo flessibile e innovativo, ma che oggi non vive in acque tranquille. Pensare alla crescita dei giovani, costituendo iniziativa capaci di migliorare il loro bagaglio culturale, allontanandoli da pericolose derive.

Se si programmerà perciò il futuro fra 20 30 anni, la Sardegna, il Nord-Ovest dell'Isola e Alghero in particolare, si avrà uno sviluppo ben radicato e ben saldo su validi principi, capace di guardare avanti, di vedere oltre la punta del naso. In caso contrario si avrà una politica miope, che guarderà al presente e gli interessi di pochi, non considerando i tanti che vogliono un cambiamento ed incapace di ascoltare le esigenze altrui.

lunedì 6 settembre 2010

Giovani e Lavoro

Si parla molto dei giovani, forse abusando un po' troppo di questa "bandiera" sventolata come una semplice routine quotidiana, giusto per dire qualcosa su di noi.
"Largo ai giovani!!", "i giovani sono il nostro Futuro!!", "bisogna valorizzare i giovani!!","bisogna tutelare le fasce più deboli come i giovani", "io tengo molto ai giovani". Sarei potuto andare oltre, ma mi blocco qui.

I dati parlano chiaro, abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile sopra la media europea, dove in particolare al Sud son presenti sacche mostruose di ragazzi e ragazze che non hanno la possibilità di aver un lavoro.

Perchè invece di dire largo ai giovani, non creiamo i presupposti affinchè i giovani possano contribuire attivamente all'economia del Paese?
Oggigiorno vi è una voragine fra il mondo universitario e il mondo del lavoro; essa però dev'essere per forza ridotta, dev'esser consentito al giovane sia di farsi le ossa, ma anche le opportunità per potersele fare.

Perchè per esempio non costruire fra università e aziende un ponte, un piccolo ponte, necessario per immettere il neo laureato nell'azienda, nell'ufficio dove può dar il meglio di se e magari guadagnarsi il posto di lavoro ? Migliorando, limando il divario fra due mondi, università-azienda, università-lavoro, questo piccolo ponte sarà la fucina da dove usciranno gli imprenditori, gli avvocati, gli architetti, ecc...
Poi sarà merito del ragazzo/a farsi valere in un mondo difficile come quello del lavoro.

Occorre che il lavoro sia più flessibile e pagato meglio (siamo una delle nazioni con retribuzioni bassissime rispetto la media europea), occorre far rientrare i cervelli che sono all'estero e incentivare lo studente straniero a farlo studiare nel nostro Paese.
Accanto alla proposta di poter migliorare il divario fra università e mondo lavorativo, bisogna porsi il problema di chi invece non vuole o non può continuare gli studi e deve necessariamente trovarsi un'occupazione.
Perchè ad esempio, non poter insegnare di nuovo i vecchi mestieri, quelli che son stati tramandati da padre in figlio per tanti secoli ? Attuare una politica di recupero della tradizione, sempre più svalutata, ma garantire allo stesso tempo una possibilità per chi non ha intenzione non ha la possibilità di continuare gli studi.
Perchè non aumentare i corsi di formazione specializzati dopo che lo studente esce diplomato da un istituto tecnico o professionale ? E garantire al neo diplomato la possibilità di poter approfondire i suoi studi o di intraprendere una piccola attività in un futuro prossimo, con un bagaglio culturale maggiore ?

Son solo alcuni aspetti di due mondi, scuola/università e lavoro che ho voluto metter in evidenza. Aspetti che danno l'idea di come si possa migliorare una situazione che man mano sta diventando sempre più preoccupante.

sabato 4 settembre 2010

Il Ritorno al Confronto Politico

C'è la Politica del confronto e vi è purtroppo, da fin troppo tempo, la politica del fard. La prima traccia nel bene o nel male le strategie possibili per un futuro che non sia campato in aria, quella Politica sana che permette all'individuo di esprimere le proprie idee e di metterle in campo, giuste o sbagliate che siano. Poi però c'è anche il rovescio della medaglia, la politica del fard. La politica che si specchia, che si autoproclama, che diventa bella solo per se stessa, che si trucca, che dev'essere applaudita per le promesse più che per le grandi manovre che necessitano alla Società Italiana.
Questo secondo tipo di Politica però invecchia; il tempo è inesorabile e non c'è trucco, non c'è inganno che possa far vivere questo pensiero(unico).

C'è una cura a tutto questo, ed il Confronto Politico. A quei pochi o molti che leggeranno forse darà un certo fastidio legger le parole Confronto Politico.
I tempi del: dopo lui il nulla, esiste solo lui, il suo carisma è la nostra stella polare.. sono, o presto saranno finiti.
Rinascerà ben presto anche nei giovani lo spirito della discussione, della proposta, del voler dire la sua senza esser bollato come un ragazzo che non fa parte del sistema, ossia quel giro dove se non hai amici o politici che son "qualcuno", la strada della Politica non la puoi percorrere.
Non è utopia, ma è il cambiamento che pian piano, senza tanta propaganda, sta avvenendo nei vari circoli di GenerazioneItalia, dove giovani e meno giovani si confrontano, dove il 18enne si tempra e il meno giovane si confronta con un'altra mentalità, dove vige il rispetto della persona e non le offese personali come abbiamo visto e letto questa estate.

Ha detto bene il Presidente Gianfranco Fini poco fa alla Festa dell'Api:
"L'impegno politico è l'unico antidoto alla crisi della democrazia, di cui si cominciano ad avvisare alcuni segnali, a partire dal venir meno dell'impegno dei più giovani". Per ribadire il concetto, Fini ha  sottolineato che "la politica non è e non deve essere solo la gestione del presente, ma capacità di immaginare il futuro. E questo passa anche attraverso il rispetto".

Se saremo capaci di staccarci dalla logia della politica del Fard, saremo capaci di immaginare il futuro, in caso contrario, non ci resta che continuare a specchiarsi in un presente assai modesto.

giovedì 2 settembre 2010

La Leggerezza del Risiko

Trattasi di svista? Forse di confusione? Forse si pensava che si giocasse ancora a Risiko fra armate nere e armate rosse ?
Già perchè in questo caso tutta questa confusione o questa fretta di tirare i dadi blu e rossi ha causato un piccolo-grande problema politico. Giusto ieri, sul sito di GenerazioneItalia è stato pubblicato un articolo abbastanza duro, dove veniva scritto che il Ministro del Turismo, aveva organizzato un pullman per fischiare e contestare il discorso del Presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Ora. E' vero che esiste il diritto di esprimere la propria opinione, ma è alquanto paradossale che lo faccia proprio lei, prima di tutto perché Ministro della Repubblica verso un esponente della stessa maggioranza, in secondo luogo perché proprio il suo Capo, il Premier, il 19 Luglio del 2009, vedendosi contestato in pubblico da un gruppo di esponenti di sinistra disse: "Noi non andremmo mai, mai, mai siamo andati a disturbare l'incontro tra qualcuno dei loro capi e i loro elettori. Perchè noi siamo Uomini e Donne Democratici e di Libertà!".
Giustamente ad un attacco si risponde con un altro attacco, e la Brambilla non ha perso tempo a denunciare GenerazioneItalia e chi ne fa le veci. Purtroppo però sul Secolo d'Italia l'interessato e vittima di questo mancato "disturbo" ha avvisato subito Generazioneitalia e ha rilasciato l'intervista dove si attestava che effettivamente vi fosse un pullman diretto vero Mirabello, con scopi non benefici.

Al di là della vicenda, che sa di voltastomaco, vi è un problema di fondo, di base, che va molto oltre il prenotare un pulman con televisore e aria condizionata. Il problema di fondo è la considerazione che oggi si ha della Politica e delle sue regole non scritte. La discussione si è trasformata in una consuetudine di offese reciproche sul piano strettamente personale, non al contrario, un dialogo acceso o meno sul piano strettamente politico.
Questo porta sempre più i cittadini a sentirsi legittimati dal compiere anche loro, in altre situazioni, i medesimi comportamenti.
Non è retorica, o aria fritta, è la constatazione che la Politica, sta scendendo veramente in basso, ma è altrettanto vero che una parte della Politica, con tutti i suoi pregi e difetti sta cercando di riportare il livello ad un confronto in cui vengano affrontati i problemi delle persone e dove all'interno delle sedi, dei bar, delle piazze, ecc.. vengano discussi i distinguo, le risoluzioni di questi problemi, le varie strategie.
Questo episodio è uno dei tanti dopo la Direzione Nazionale del PDL, e non sarà nemmeno l'ultimo. Ma credo che alla fine, nonostante tutto questo fango, la Politica sana e i cittadini che si rispecchiano in tale Politica, avranno di che rallegrarsi ed esultare

anche perchè Risiko è imprevedibile, si finisce con l'illusione di aver conquistato tutto e alla fine si è costretti al ritiro.