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giovedì 3 novembre 2011

«Fli guarda solo al terzo polo»

 ALGHERO. «Chiunque abbia utilizzato il simbolo di Futuro e libertà per aderire a una coalizione politica lo ha fatto di sua iniziativa e senza autorizzazione». Così Corrado Sanna, commissario cittadino di Fli, ieri mattina ha chiarito la posizione del partito dopo la querelle scoppiata sul caso Ballarini-Grossi. Ribadendo: «Anche ad Alghero Fli punta al terzo polo».
In realtà che l'assessore e il consigliere (entrambi ex Pdl, ma sempre fedelissimi al sindaco Marco Tedde) avessero abusato del simbolo di Fli per entrare a far parte di «Ama», l'Alleanza moderati e autonomisti presentata qualche giorno fa proprio dal primo cittadino, sembrava una questione assodata già da giovedì scorso. Ossia da quando Ignazio Artizzu, leader regionale del partito fondato da Fini, li aveva di fatto sconfessati affermando che «ogni iniziativa relativa ad alleanze elettorali è demandata al nuovo coordinatore cittadino Corrado Sanna e agli organi statuariamente preposti». Nel fine settimana, però, a complicare la vicenda era stata la coordinatrice provinciale Melania Fadda, che prima in un'intervista alla Nuova Sardegna aveva stigmatizzato il comportamento di Ballarini e Grossi («nessuno può prendere il simbolo senza autorizzazione»), poi aveva smentito (o quasi) quelle sue dichiarazioni su un'emittente privata locale. Un atteggiamento equivoco che rischiava di generare tra gli iscritti algheresi - circa duecento, stando ai conti di Sanna - parecchia confusione.
Urgeva dunque un chiarimento definitivo sulla vicenda. Chiarimento che infatti è puntualmente arrivato ieri mattina, quando Corrado Sanna, affiancato dal consigliere comunale Gianni Cecconello, dal consigliere provinciale Luca Marsala, dal presidente del Circolo territoriale di Fli Francesco Galleri e da Salvatore Angelo Meloni, presidente del circolo «Per la gioventù», ha convocato i giornalisti per eliminare ogni dubbio su quanto è accaduto e sulla linea che il partito seguirà da qui alle elezioni della prossima primavera. «Ad alghero - ha detto Sanna - Futuro e libertà è rappresentato da me e da chi sta attorno a questo tavolo, quindi da questo momento diffido chiunque da impossessarsi del simbolo per aderire a chissà quale coalizione». A precisare che l'obiettivo di Futuro e libertà, qui in città come a livello nazionale, sia quello di far parte del cosiddetto terzo polo, ci ha pensato Gianni Cecconello. «L'obiettivo è stringere un'alleanza con Udc, Riformatori e Psd'az - ha detto il consigliere comunale - nella speranza di poter accogliere tra di noi anche l'Mpa. Ne siamo convinti: il terzo polo è l'unico modo per liberare Alghero dalla monarchia». (a.m.)

giovedì 28 luglio 2011

NO al decentramento dei Ministeri al Nord


PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
d’iniziativa dei deputati
BRIGUGLIO,  MURO, DELLA VEDOVA, BOCCHINO,
BARBARO, BUONFIGLIO, BUONGIORNO, CONSOLO, CONTE, DIBIAGIO, DIVELLA, GRANATA, LAMORTE, LOPRESTI, MENIA, MORONI, NAPOLI, PAGLIA, PATARINO, PERINA, PROIETTI COSIMI, RAISI, RUBEN, TOTO, TREMAGLIA.
Modifiche all’art. 114 della Costituzione, per l’individuazione della sede degli organi costituzionali dello Stato.
Onorevoli Colleghi! – La presente proposta di legge costituzionale vuole raccogliere l’invito e le preoccupazioni espresse dal Capo dello Stato nella lettera indirizzata al Presidente del Consiglio con la quale esprime “rilievi e motivi di preoccupazione sul tema, oggetto di ampio dibattito, del decentramento delle sedi dei Ministeri”.
Il Capo dello Stato si è sentito in dovere di intervenire essendosi celebrata nei giorni scorsi, alla presenza di alcuni Ministri della Repubblica, l’inaugurazione presso la Villa Reale di Monza delle sedi distaccate di quattro Ministeri
Nella lettera si spiega che una cosa «è il decentramento»,  altro sono iniziative come quella avviata dai quattro Ministri, in
grado di innescare un conflitto normativo con l’articolo 5 della Costituzione e con il titolo V che parla di Roma Capitale.
Il Capo dello Stato fa anche riferimento alle annunciate iniziative di altri ministri che intendono seguire le orme dei colleghi aprendo altre sedi al Sud. Un’iniziativa che ha obbligato il Quirinale a formalizzare quanto già detto dal Presidente il 17 marzo a Montecitorio e il 17 giugno a Verona quando aveva spiegato ad un gruppo di ragazzi che «c’è un solo articolo della Costituzione, l’articolo 5, che mette insieme questi due valori (unità nazionale e autonomia territoriale ). Dice – continua Napolitano – che la Repubblica è una e indivisibile, e dice anche che riconosce e promuove le autonomie. A noi tocca comporre l’Unità con la diversità».
Considerato che la legge n. 42/09, all’articolo 24, stabilisce un primo ordinamento transitorio per Roma Capitale, ai sensi dell’art. 114, terzo comma della Costituzione, specificando, al comma 2, che l’ordinamento concesso alla città di Roma Capitale è diretto “a garantire il miglior assetto delle funzioni che Roma è chiamata a svolgere quale sede degli organi costituzionali nonché delle rappresentanze diplomatiche degli Stati esteri, ivi presenti presso la Repubblica italiana, presso lo Stato della Città del Vaticano e presso le istituzioni internazionali”.
E’ noto che tra “gli organi costituzionali” rientra anche il Governo composto dal Presidente del Consiglio e dai Ministri (art. 92 Cost.). Pertanto, l’espressione utilizzata dalla Costituzione “Roma è la Capitale della Repubblica” indica chiaramente che Roma è capitale in quanto sede degli organi
costituzionali e di rilievo costituzionale; è quindi Capitale in quanto in essa hanno sede gli organi costituzionali; pertanto ne consegue che Roma è “Capitale della Repubblica” appunto perché gli organi costituzionali dello Stato insistono su quel territorio.
La presente proposta di legge costituzionale, colmando la carenza di un’ esplicita individuazione della sede degli organi costituzionali (il Parlamento, il Presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale, il Governo e i Ministri)  vuole evitare equivoci in tema di decentramento delle relative sedi.
Partendo da questi presupposti, l’articolo 1 della proposta di legge interviene nel testo della Costituzione per inserire all’art.114  l’esplicitazione di Roma come sede del Governo e deiMinistri.
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
Art. 1.
(Modifiche all’articolo 114 della Costituzionale).1. Al terzo comma dell’art. 114 della Costituzione, dopo le parole “Roma è la capitale della Repubblica” sono aggiunte le seguenti: “, sede del Parlamento, del Presidente della Repubblica, della Corte Costituzionale, del Governo e dei Ministri”.

Commissione parlamentare d'inchiesta sulle nomine in Enti Pubblici

PROPOSTA DI INCHIESTA PARLAMENTARE
D’iniziativa dei deputati
LO PRESTI, BOCCHINO, DELLA VEDOVA, MENIA, CONTE, CONSOLO
Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle nomine in enti e società pubbliche controllate e partecipate dallo Stato
Presentata il 25 luglio 2011
***
Onorevoli Colleghi! A partire dagli anni Novanta del secolo scorso, il nostro Paese ha avviato un profondo processo di riforma strutturale dell’amministrazione nazionale, finalizzato a recuperare l’efficienza e l’economicità dell’azione pubblica. Questo percorso si è basato sulla distinzione tra funzioni politiche, funzioni amministrative e di gestione, sull’introduzione di strumenti e tecniche di regolazione privatistiche, sulla diffusione del modello societario nell’organizzazione pubblica, sul rafforzamento dei poteri e delle responsabilità della dirigenza di Stato. Così facendo, l’Italia ha cercato di recepire le migliori pratiche regolatorie provenienti dal contesto internazionale, diffusesi solo l’ombrello del c.d. New Public Management.
Per dare corpo a queste strategie e tecniche di governo della cosa pubblica, sono fattori cruciali la competenza professionale, l’indipendenza gestionale e il merito individuale di quanti ricoprano incarichi di vertice nell’amministrazione, negli enti e nelle grandi società pubbliche. La selezione dei grandi manager di Stato, dunque, non può più essere affidata alla negoziazione politica e tantomeno a procedure opache di affiliazione o cooptazione interna; le scelte devono essere ed apparire trasparenti, competitive, adeguate.
Il costume politico, tuttavia, non si è dimostrato all’altezza di queste aspettative. Le legislature del maggioritario, al contrario, hanno evidenziato il rapido riemergere della passion des places delle mutevoli maggioranze parlamentari, che hanno applicato un “sistema delle spoglie” all’italiana, rendendo le nomine amministrative una variabile dipendente dal colore politico degli Esecutivi in carica.
Simili fenomeni di malcostume amministrativo non hanno una rilevanza solo politica. Essi creano delle “zone grigie” nelle istituzioni, in grado di favorire, anche indirettamente, la commissione veri e propri illeciti. Ne è prova la recente cronaca giudiziaria, che evidenzia un pericoloso intreccio tra due distinti fenomeni di immoralità pubblica: da un lato, le prassi clientelari, di spartizione e lottizzazione delle nomine negli enti e nelle società di Stato; dall’altro lato, la costituzione di fondi neri da destinare a politici e manager, per orientare gare d’appalto, concessioni, sussidi, licenze. La gestione delle nomine, in questo contesto, può diventare parte di un più ampio accordo di malaffare, oppure essere oggetto diretto di scambio corruttelare.
Questi episodi non si giustificano solo con la scarsa moralità dei singoli; essi hanno cause più profonde: si generano e proliferano negli interstizi di un sistema amministrativo lacunoso, che ignora gli strumenti di prevenzione ed autocorrezione, che appare gravemente opaco nel suo agire, che si dimostra riluttante a ogni forma di controllo effettivo ed indipendente.
È compito del Parlamento, primo giudice e garante della legalità dell’amministrazione, indagare gli assetti organizzativi del potere pubblico in tutte le sue ramificazioni, la qualità della classe amministrativa, le procedure di selezione e valutazione dei manager. Non si tratta, del resto, di una preoccupazione nuova. Già il Rapporto del Comitato di studio sulla prevenzione della corruzione, istituito nel 1996 dal Presidente della Camera, aveva evidenziato i potenziali rapporti incestuosi tra vertici politici, alta burocrazia e imprese, “quando lo Stato ha larghi poteri di nomina a cariche pubbliche e private”.
Alcune criticità meritano di essere evidenziate. Innanzitutto, l’Italia ha disperso il grande patrimonio di professionalità interna all’amministrazione pubblica (i corpi tecnici, i civil servants per richiamare una terminologia in uso nelle democrazie anglosassoni), ancora forte fino alla metà del secolo scorso. Anche nella scelta di profili manageriali provenienti dall’economia privata, che come mostrano esperienze internazionali possono favorire il trasferimento di competenze e conoscenze nell’apparato pubblico, non prevalgono in genere serie valutazioni di professionalità, quanto logiche di affiliazione politica, a detrimento del vincolo “esclusivo servizio alla Nazione” cui pure le cariche dirigenziali nelle imprese di Stato dovrebbero sottostare.
In secondo luogo, mancano strumenti effettivi di valutazione dei meriti. Questo è vero ex ante, perché non si procede a pubbliche e trasparenti selezioni basate sui curricula degli aspiranti, ma con affidamenti non motivati, senza pubbliche hearings, decisi in sedi lontane dal dibattito pubblico. Ma è vero anche ex post, perché i risultati gestionali conseguiti non sono rilevati secondo standard oggettivi, non sono resi pubblici, non sono utilizzati per decidere le conferme o l’allontanamento degli interessati.
In terzo luogo, la privatizzazione di larghi settori dell’organizzazione amministrativa (compresi enti che svolgono funzioni pubbliche) ha condotto ad un indebolimento dei controlli e delle responsabilità. In particolare, le nomine sfuggono al controllo parlamentare, agli obblighi di trasparenza finanziaria, alla responsabilità erariale della Corte dei conti. Inoltre, dopo la privatizzazione, molte società pubbliche hanno generato una costellazione di enti satellite, con partecipazioni di secondo e terzo livello, spesso solo funzionali all’aumento dei consigli di amministrazione, dei collegi sindacali, degli incarichi dirigenziali.
Il Parlamento, per esercitare pienamente le sue funzioni legislative e di indirizzo politico, necessita, innanzitutto, di acquisire informazioni generali circa la complessità del fenomeno in questione, procedendo ad una completa ricognizione del numero, tipologia e qualità delle società pubbliche, delle procedure di nomina e revoca dei vertici e del loro status giuridico ed economico.
Dopo questa verifica preliminare, si dovranno valutare le prassi e i criteri seguiti per le nomine: accertare la diffusione di accordi clientelari; la presenza di soggetti o interessi non istituzionali che influiscano nelle scelte; il grado di indipendenza operativa e gestionale dei manager di Stato; la trasparenza delle procedure di indirizzo e controllo; la presenza di conflitti di interesse.
Per un verso, la vastità e il rilievo strategico del problema e, per altro verso, la necessità di dotarsi di adeguati poteri istruttori, impongono di dare una piena veste istituzionale a quest’attività di indagine, tramite lo strumento della commissione parlamentare di inchiesta, ai sensi dell’articolo 82 della Costituzione.
Compito della Commissione, all’esito dei suoi lavori, sarà quello di redigere un rapporto che indichi non solo le criticità rilevate, ma, soprattutto i possibili correttivi, di ordine legislativo, regolamentare od organizzativo, in grado di rafforzare la trasparenza delle procedure di nomina e la capacità professionale e l’indipendenza gestionale dei dirigenti delle imprese di Stato.
PROPOSTA DI INCHIESTA PARLAMENTARE
Art. 1
(Istituzione della Commissione)
1. Ai sensi dell’articolo 82 della Costituzione, è istituita una Commissione parlamentare di inchiesta, di seguito denominata «Commissione», con il compito di indagare le prassi e le procedure seguite nella XV e nella XVI legislatura, per la nomina dei vertici di enti e società pubbliche, controllate direttamente o indirettamente dallo Stato, al fine di accertare i criteri adottati e la loro congruità.
2. Laddove rilevi la presenza di prassi che si discostino dal principio del merito individuale degli incaricandi, la Commissione accerterà altresì le eventuali responsabilità individuali e politiche e le pertinenti cause di ordine normativo, amministrativo, organizzativo, funzionale o inerenti le procedure di controllo.
Art. 2.
(Composizione e durata della Commissione)
1. La Commissione è composta da ventuno deputati, nominati dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo parlamentare. Con gli stessi criteri e con la stessa procedura si provvede alle eventuali sostituzioni in caso di dimissioni o di cessazione del mandato parlamentare o qualora sopraggiungano altre cause di impedimento dei componenti della Commissione.
2. Il presidente della Commissione è nominato dal Presidente della Camera dei deputati tra i componenti della stessa Commissione.
3. Il Presidente della Camera dei deputati, entro dieci giorni dalla nomina dei componenti, convoca la Commissione per la costituzione dell’ufficio di presidenza.
4. La Commissione elegge al proprio interno due vicepresidenti e due segretari, secondo le disposizioni dell’articolo 20, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati.
5. La Commissione conclude i propri lavori entro nove mesi dalla data della sua costituzione.
6. La Commissione presenta all’Assemblea della Camera dei deputati una relazione ogniqualvolta vi siano casi di particolare gravità e urgenza che lo rendano necessario. Alla fine dei propri lavori, riferisce circa i risultati della propria attività, e formula osservazioni e proposte sugli effetti, sui limiti e sull’eventuale necessità di adeguamento della legislazione vigente.
Art. 3
(Compiti della Commissione)
1. La Commissione ha il compito di procedere a completa ricognizione del fenomeno oggetto di indagine, a tale fine accertando:
a)            quanti e quali siano gli enti economici e le società pubbliche, direttamente o indirettamente controllate dallo Stato o sui quali lo Stato abbia, a qualunque titolo, poteri di vigilanza e controllo sul management, anche se tramite partecipazioni di secondo o terzo livello;
b)            per ognuno, quali siano la data di costituzione, il settore di intervento, le funzioni svolte, il fatturato annuo dell’ultimo triennio;
c)            per ognuno, quali siano le procedure di nomina, conferma e rimozione dei vertici, e quali siano i Ministri o le Autorità che propongono o deliberano le nomine;
d)           per ognuno, quali siano le procedure istituzionali o societarie, di indirizzo, rendiconto e controllo dell’attività gestionale svolta;
e)            i curricula, la durata in carica, il numero di conferme e i compensi dei nominati;
f)             le procedure seguite per la valutazione dei risultati gestionali conseguiti, la loro pubblicità, l’incidenza sulle retribuzioni o sul rinnovo o rimozione dall’incarico;
g)            le eventuali procedure per responsabilità, avviate dalla Corte dei conti, dalla magistratura, dal Ministero vigilante, o da qualunque altra Autorità.
2. Svolte queste verifiche preliminari, la Commissione indagherà sull’eventuale presenza di prassi non conformi al principio del merito o non rispettose delle sfere di competenza riconosciute dalla legge, nonché su ogni altro connesso fenomeno di malcostume amministrativo, a tal fine accertando:
a)            la presenza diffusa di pressioni o influenze indebite, esercitate da terzi, sull’Autorità, sull’organo o sull’amministratore competente per legge, regolamento o statuto all’adozione di una nomina;
b)            la presenza diffusa di pressioni o influenze indebite nel conferimento di un incarico, nonché sugli amministratori di enti o società pubbliche per l’adozione di scelte gestionali od operative;
c)            la trasparenza degli atti di indirizzo politico o societario disposti dall’Autorità vigilante o controllante nei confronti dei vertici degli enti o delle società pubbliche; ovvero, all’inverso, la trasmissione di indirizzi per vie brevi o non formali o esterne ai canali e alle procedure di legge;
d)           l’eventuale proliferare di società di secondo o terzo livello senza un’effettiva giustificazione funzionale;
e)            l’eventuale proliferare di incarichi di vertice, dirigenziali o sub-dirigenziali, al di fuori di una stretta giustificazione funzionale;
f)             incongrue differenze retributive o di status giuridico degli amministratori delle società pubbliche;
g)            la presenza di gruppi, di comitati o di intermediari che millantino un credito o esercitino effettivamente un influenza sulle Autorità competenti alle nomine;
h)            il verificarsi di episodi nei quali la nomina di amministratori pubblici sia stata decisa o comunque influenzata da soggetti o interessi non istituzionali;
i)              evidenze di prassi clientelari nelle nomine, laddove basate esclusivamente o essenzialmente su ragioni di affiliazione partitica degli incaricandi, piuttosto che sui meriti e le professionalità degli stessi;
j)              la presenza di anomalie circa l’assunzione di incarichi da parte di amministratori pubblici presso altri enti, società, associazioni professionali in potenziale conflitto di interessi, avvenuta anche prima o dopo la cessazione dell’incarico pubblico.
3. All’esito delle indagini svolte, la Commissione verificherà e acquisirà ogni utile elemento di valutazione circa:
a)            la trasparenza delle attuali procedure di nomina dei vertici in enti e società controllate o partecipate dallo Stato;
b)            la trasparenza delle procedure di indirizzo e controllo su tali enti e società;
c)            l’adeguatezza della disciplina delle incompatibilità e dei conflitti di interesse degli amministratori di enti e società pubbliche;
d)           l’adeguatezza della disciplina relativa alla trasparenza degli interessi finanziari;
e)            l’efficacia delle procedure di informazione e controllo parlamentare;
f)             l’utilità e la possibilità di trasporre nell’ordinamento italiano le migliori pratiche regolatorie diffuse a livello internazionale; e di accogliere le raccomandazioni e le proposte avanzate da enti e organizzazioni internazionali impegnate nelle tecniche di buona amministrazione.
4. Le indagini svolte riguarderanno le nomine disposte durante la XV e la XVI legislatura, a meno che la Commissione non ritenga necessario, per casi o finalità specifici, procedere a raffronto con le prassi seguite in periodi antecedenti.
5. Sulla base delle evidenze raccolte, la Commissione individuerà una serie di misure legislative, regolamentari o amministrative, di natura organizzativa o procedurale, in grado di rimuovere o contrastare i fenomeni di illecito o di malcostume amministrativo nella materia oggetto di indagine. La Commissione, a tal fine, redigerà un rapporto, differenziando le misure proposte secondo che possano produrre i loro effetti nel breve periodo, nel medio periodo o nel lungo periodo.
Art. 4.
(Poteri e limiti della Commissione)
1. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria. La Commissione non può adottare provvedimenti attinenti alla libertà e alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione nonché alla libertà personale, fatto salvo l’accompagnamento coattivo di cui all’articolo 133 del codice di procedura penale.
2. La Commissione ha facoltà di acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l’autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti, nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari, anche se coperti da segreto.
3. Sulle richieste di cui al comma 2, l’autorità giudiziaria provvede ai sensi dell’articolo 117 del codice di procedura penale.
4. Qualora l’autorità giudiziaria abbia inviato alla Commissione atti coperti dal segreto, richiedendone il mantenimento, la Commissione dispone la segretazione degli atti.
5. È sempre opponibile il segreto tra difensore e parte processuale nell’ambito del mandato.
6. Per le testimonianze rese davanti alla Commissione si applicano le disposizioni degli articoli da 366 a 384-bis del codice penale.
7. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non devono essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti, le assunzioni testimoniali e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari fino al termine delle stesse.
Art. 5.
(Obbligo del segreto)
1. I componenti la Commissione, il personale addetto alla stessa e ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta, oppure ne viene a conoscenza per ragioni d’ufficio o di servizio, sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all’articolo 4, commi 4 e 7.
2. La diffusione in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, di atti o documenti del procedimento di inchiesta coperti dal segreto o dei quali è stata vietata la divulgazione è punita ai sensi delle leggi vigenti.
Art. 6.
(Organizzazione dei lavori della Commissione)
1. L’attività della Commissione è esercitata ai sensi degli articoli 140, 141 e 142 del Regolamento della Camera dei deputati.
2. La Commissione, prima dell’inizio dei lavori, adotta il proprio regolamento interno a maggioranza assoluta dei suoi componenti.
3. Le sedute della Commissione sono pubbliche; tuttavia, la Commissione può deliberare, a maggioranza assoluta, di riunirsi in seduta segreta.
4. La Commissione può avvalersi dell’opera di agenti e di ufficiali di polizia giudiziaria, di magistrati ordinari, nonché di tutte le collaborazioni che ritiene necessarie.
5. Per l’espletamento delle sue funzioni, la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dal Presidente della Camera dei deputati, senza oneri aggiunti.
LO PRESTI – BOCCHINO – DELLA VEDOVA – MENIA – CONTE – CONSOLO

http://www.futuroeliberta.com/2011/07/27/commissione-parlametare-di-inchiesta-sulle-nomine-in-enti-pubblici/ 

mercoledì 27 luglio 2011

Cordoglio Fini per militare ucciso in Afghanistan

Il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ha inviato al generale Biagio Abrate, Capo di Stato Maggiore della Difesa, il seguente messaggio: "Nell'apprendere la tragica notizia dell'uccisione di un nostro soldato e del ferimento di altri due, avvenuto a seguito di un attacco nel corso di un'operazione congiunta tra militari italiani e forze afgane nella zona a nord ovest della valle di Bala Murghab, esprimo il profondo cordoglio mio personale e di tutta l'Assemblea. L'Italia paga un nuovo grave tributo di sangue alla causa della sicurezza e della libertà. Alle nostre Forze Armate, impegnate con i Paesi alleati a ridare pace e a garantire il processo di sviluppo democratico in Afghanistan, va il corale sostegno di tutte le Istituzioni ed il sentimento di gratitudine del popolo italiano, fiero per la dedizione, lo spirito di sacrificio, la professionalità e la grande umanità dimostrate in ogni circostanza dal nostro contingente. La prego di far pervenire alla famiglia del caduto le più sentite condoglianze e un sincero augurio di pronto ristabilimento ai nostri militari feriti."

domenica 24 luglio 2011

Discorso Congresso FLI Provincia Sassari 23/07/2011

Vorrei innanzitutto rinnovare il saluto al tavolo della Presidenza, all’Onorevole Granata, al Coord. Regionale Ignazio Artizzu e alla Coord. Melania Fadda e tutti i presenti in questo importante Congresso.

Nel luglio di un anno fa io e una persona che non conoscevo, divenuta poi un amico, abbiamo deciso di costituire un circolo dell’allora Generazioneitalia, perché quella che vedevamo non era ne Politica ne tantomeno rappresentanza di un popolo, quello di destra. Siamo partiti dal nulla, portandoci le sedie da casa per fare la riunione, non ci conosceva nessuno e chi ci conosceva ci incoraggiava a continuare in questo progetto appena nato. Siamo stati orgoliosamente incoscienti, incoscienti perché FLI Alghero crede in una Politica, che se ne dica, fatta di cuore, di onore, di passione e dignità di fronte ad un popolo che ha una storia e non della politica degli opportunisti o presunti portatori di gloria pronti ad entrare all’ultima ora.
Da allora è passato un anno, siamo cresciuti, abbiamo stilato un nostro programma per migliorare la città come ad esempio l’agro algherese abbandonato a se stesso, la pianificazione della viabilità urbana ed extra urbana..e faccio subito una proposta: migliorare il collegamento fra Porto Torres, che ha un importante porto croceristico ed Alghero, consentendo anche ai paesi che si collegano a quella rete stradale di trarne beneficio in termini di lavoro, turismo, economia locale, valorizzando i prodotti tipici di questa terra, valorizzando l’ambiente che caratterizza questa Terra, la nostra Terra.
Una città, quella di Alghero, una provincia, quella di Sassari dove la LEGALITA’ non sia solo un optional, ma diventi la bandiera di ogni cittadino per avere una città più vivibile e più rispettosa di se stessa.
Siamo cresciuti, ed  è cresciuta anche la provincia di Sassari, con l’impegno costante della Coordinatrice, con la nascita di nuovi circoli e quindi di nuove idee per questa provincia che soffre ma che al tempo stesso non offre prospettiva, proposte di sviluppo per i giovani, il vero futuro di questo nostro Paese.
Come ha detto ieri il Presidente Fini, nostro Leader di Futuro e Libertà, noi non ci tireremo indietro, continueremo a lavorare su questo progetto difficile ma molto ambizioso, proprio qui sta la nostra sfida...
Continueremo Onorevole Granata, come ha scritto ieri sul suo profilo, con la creazione di quella “corrente delle Isole” capace di dare nuova linfa, nuovo respiro ad una politica arroccata a se stessa, precisando che la carriera della persone, pur essendo appassionanti, sono meno importanti dell’interesse generale.

Chiudo il mio intervento citando una frase di Indro Montanelli, convinto che debba diventare, lo dico da Presidente di Circolo e da membro di GenerazioneFuturo, la nostra stella polare.

"L'unico consiglio che mi sento di dare ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s'ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio."

GRAZIE

giovedì 14 luglio 2011

Partirò da Mirabello per rilanciare il progetto FLI in tutta Italia

 «Credevo nel progetto di Fli e continuo a crederci anche adesso. I fatti lentamente ci stanno dando ragione. Non fummo cattivi profeti rispetto a quanto sta succedendo nel centrodestra guidato dal Pdl». Nessun ripensamento, nessuno sguardo all’indietro, nessuna voglia di interrompere la “traversata del deserto”. Gianfranco Fini, intervenendo all’inaugurazione della nuova sede nazionale di Futuro e libertà, è chiaro sugli obiettivi che intende perseguire nei prossimi mesi. La stella polare resta il progetto di un “nuovo centrodestra” distante dal Popolo della libertà targato Berlusconi.
A proposito di Pdl, il leader di Fli fa gli auguri ad Angelino Alfano, nominato segretario. Ma si chiede: «Se parla di partito degli onesti cosa fara' sulle richieste di arresto per due deputati del Pdl che pendono alla Camera? E un ministro della Repubblica accusato di reati gravissimi rimane ministro?», domanda riferendosi al caso di Saverio Romano, il “responsabile” promosso a titolare dell’Agricoltura.
Ma, prosegue Fini, ci sono anche segnali che gettano un barlume di speranza sul nostro “bipolarismo malato e muscolare”: ad esempio, «il senso di responsabilità mostrato dall'opposizione, che non ha presentato una contro-manovra finanziaria». Una pagina, questa, che non deve restare «solo una pagina di studio, che non rimanga solo un'eccezione, ma che, come accade in altri paesi, quando è in ballo l'interesse nazionale diventi la regola». Insomma, da lunedì – chiede il presidente della Camera - non bisogna ricominciare «con la delegittimazione perenne, con la sfida tra Orazi e Curiazi».
C’è anche un accenno alla polemica seguita alle parole di Fabio Granata, deputato di Fli, che non ha chiuso le porte a una possibile convergenza con l’Italia dei valori di Di Pietro. «Il principio della legalità – ha sottolineato Fini - è alla base della democrazia, e' bastato questo per parlare di alleanze. Ma le alleanze politiche si fanno sulla base dei programmi non su principi già previsti dalla Costituzione».
Infine una parola sulle defezioni dal partito (Urso, Ronchi, Scalia e oggi Collino): «Sapevamo che era una traversata nel deserto. Se poi qualcuno dei nostri si è fermato lungo il cammino, e non ce l'ha fatta, dico: non ti curar di loro ma guarda e passa... », ha concluso Fini.

giovedì 16 giugno 2011

FLI ALGHERO RICEVE LE VOSTRE PROPOSTE


  Cari amici e care amiche

scrivetemi le vostre perplessità sia in questo blog sia all'indizzo email sull'azione del Comune, che cosa va migliorato, quali sono le vostre proposte per migliorare la città del corallo.
Solo insieme possiamo cambiare, solo attraverso la partecipazione possiamo ridar nuova luce alla nostra città.

Serve, è Doveroso il Cambiamento.

fli.alghero@gmail.com

insieme con FLI Alghero.

Il Presidente di circolo

Francesco Galleri

giovedì 17 marzo 2011

Discorso di Gianfranco Fini nella celebrazione dei 150 Anni dell'Unità d'Italia

di Gianfranco Fini

Il 17 marzo di centocinquant’anni fa si compì il processo di unificazione nazionale e l’Italia e gli Italiani entrarono a far parte della Comunità delle Nazioni. Si affermarono le speranze di un popolo che si riconosceva negli ideali di indipendenza e di libertà dell’epopea risorgimentale. Sebbene, rispetto ad altre Nazioni, il nostro Paese fosse arrivato più tardi a costituirsi come Stato unitario, l’idea dell’Italia come entità non solo geografica era viva e diffusa, perché affondava le sue radici nel ricchissimo patrimonio storico, artistico e letterario accumulato nei secoli dal genio della gens italica: un patrimonio per il quale, ancora oggi, l’Italia è universalmente conosciuta. L’Italia unita e libera non fu, quindi, soltanto il risultato dell’azione politico-militare della monarchia sabauda;  fu anche il frutto  di un ampio movimento ideale e politico animato da quell’amor di patria che mai si era completamente spento e che, agli inizi dell’Ottocento, accese le speranze dei giovani di ogni ceto sociale. Il  Risorgimento non fu soltanto un fenomeno culturale ed ideale espressione della borghesia più illuminata, sostanzialmente estraneo al sentimento popolare.
 Il Risorgimento fu la prima esperienza, per citare un’efficace espressione di Federico Chabod, “di un vivere civile degli italiani, finalmente sottratti a governi e a istituzioni, quelle dell’ancien regime, fondati sulle separazioni giuridiche e sociali e sulla continua negazione dei diritti dei cittadini”. È da queste premesse ideali che ha tratto origine il lungo e tormentato processo di sviluppo democratico delle nostre Istituzioni, consacrato con l’approvazione della Costituzione della Repubblica. Ed è questa la ragione per la quale celebrare solennemente il 150° dell’Unità, vivere il 17 marzo come Festa nazionale, è oggi un preciso dovere civile per tutti gli italiani, dalla vetta d’Italia a Lampedusa. Dovere civile perché la nostra democrazia ha radici profonde, perché la nostra coesione nazionale si nutre ancora dei valori che guidarono l’azione dei patrioti risorgimentali. In questi 150 anni, l’idea di Patria si è affermata nella coscienza degli italiani come democratica e solidale. È l’ideale mazziniano della tutela e della promozione della dignità e della libertà della persona, nella dimensione nazionale e nella prospettiva della pace e della cooperazione tra i popoli. Testimoni valorosi e simbolo dell’Italia generosa sono oggi le donne e gli uomini, militari e civili, impegnati all’estero in difficili missioni di pace.           Ad essi giunga da questa Assemblea un messaggio alto e forte di gratitudine e di fiducia. E’ legittimo motivo di orgoglio per tutto il nostro popolo il fatto che la bandiera Tricolore, la nostra bandiera, rappresenti un simbolo di speranza e di riscatto civile in tante parti del mondo dove si soffre a causa del terrorismo e del fondamentalismo. Un momento altamente simbolico del sentirsi tutti italiani,  del fraterno ritrovarsi uniti nel dolore e nell’identità nazionale, furono di certo i giorni seguenti la tragedia di Nassiriya. Il pensiero corre spontaneo all’immagine struggente dell’imponente scalinata dell’Altare della Patria, ricoperta per intero dai fiori lasciati da migliaia di italiani sfilati, in muto e spontaneo pellegrinaggio, davanti al Milite Ignoto. In quel doloroso 12 novembre 2003, il Presidente Carlo Azeglio  Ciampi espresse il sentimento della Nazione intera con queste semplici e nobili parole: “Costruire la pace, questa è l’identità della Repubblica italiana”. Lo stretto legame tra l’affermazione dell’odierna identità nazionale italiana e la promozione dei diritti dell’uomo ci riporta alle istanze democratiche già presenti nel movimento risorgimentale. La Patria si prefigurava, già alla metà del XIX secolo,  come ideale di emancipazione sociale e civile. "La Patria di tutti e la Patria per tutti", diceva Giuseppe Mazzini, intendendo come doveroso, per l’Italia, l’impegno per la promozione del lavoro e della democrazia presso gli strati piu' poveri della società, e per la crescita morale e civile dell’intera comunità nazionale. Già. "La Patria di tutti e la Patria per tutti": l’attualità di questa aspirazione ideale deve farci riflettere su cosa significhi essere italiani oggi; oggi che la Patria, per i nuovi italiani giunti da Paesi lontani, non significa la terra dei Padri, ma una comunità che si sente come propria e nella quale si vive nel pieno rispetto delle leggi per realizzare le proprie aspirazioni. Oggi "La  Patria di tutti e la Patria per tutti" deve essere la Patria dei giovani, che hanno diritto a reali e diffuse opportunità di lavoro, di espressione dei loro talenti, di crescita sociale. "La Patria di tutti e la Patria per tutti" deve essere la Patria del sapere, della scienza e della cultura che valorizza l’enorme giacimento di creatività e di conoscenza presente nel nostro Dna nazionale e che arresta la triste fuga di cervelli degli ultimi anni. È, del resto, con la forza della sua cultura e del suo solido patrimonio morale e ideale che oggi l’Italia partecipa, con convinzione, alla costruzione della Patria sovranazionale europea, la grande meta civile e politica dei prossimi decenni, indispensabile per continuare a realizzare, nella dinamica globale del XXI secolo, i valori di libertà e democrazia. È un impegno doveroso per garantire il prestigio della Repubblica e per rinsaldare la nostra comunità nazionale, facendo prevalere le ragioni del nostro essere italiani, del nostro stare insieme su ogni strisciante egoismo di parte, geografico o sociale che sia. Un impegno da ribadire con solennità oggi, 17 marzo, e da onorare ogni giorno negli anni a venire.
Discorso dell’on. Presidente della Camera dei deputati in occasione della Cerimonia sui 150 anni dell’Unità d’Italia

sabato 5 marzo 2011

E’ possibile il rilancio economico in Provincia di Sassari ?

Ogni giorno il quadro nazionale viene scombussolato dalla politica estera, dal tema della giustizia del Premier e dai reciprochi affronti e polemiche fra gli schieramenti politici, nessuno escluso. Non è scontato e banale dire ormai che siamo la Nazione zimbello dell’Europa, se non del mondo. Siamo anche quella Italia, quella Patria che nonostante tutto è lenta nel rilanciarsi, nell’andare a ritmi più o meno equilibrati verso una ripresa economica e occupazionale discreta. Succede il contrario in America – dove, dati alla mano – il Dipartimento del Lavoro ha comunicato che il tasso di disoccupazione è sceso nel mese di febbraio dello 0,1%, cogliendo di sorpresa gli economisti che invece si aspettavano un incremento fino al 9,1%. In Germania accade uguale: il tasso di disoccupazione è sceso dal 7,4% al 7,3%, il che vuol dire, 33mila disoccupati in meno. In Italia la situazione è ben diversa: per il terzo mese consecutivo rimane ancorato all‘8,6%, con un tasso di disoccupazione che cresce dello 0,2% su base annua.Quello che più fa rabbrividire è però l’aumento consistente della disoccupazione giovanile che si attesta al 29%, dieci punti percentuali in più rispetto alla media europea. Da questi dati si evince che il Governo non ha saputo o meglio non si è presa l’onere di adottare misure per delle efficaci politiche giovanili, ne tantomeno il Ministro della Gioventù ha dimostrato capacità politiche nell’affrontare tale situazione. Questa situazione che è venuta a crearsi, questa difficoltà di creare nuovi posti di lavoro nonostante la crisi, è accentuata in quei paesi, in quelle regioni, dove è già presente una difficoltà a trovare sbocchi per il lavoro, a consentire che giovani imprenditori o neolaureati possano subito lavorare.
Una delle regioni che ha, (aimè) il primato, è la Sardegna. Essa guida la classifica con un 13% assieme alla Sicilia, che si mantiene su percentuali del 13,9%. Per non parlare della disoccupazione giovanile che si attesta al 44,7%. Se si scende ancora di scala e si affronta il problema della disoccupazione, la provincia di Sassari assieme ad Agrigento e Palermo guida con oltre il 17%, rilevando quindi circa 22mila disoccupati nel territorio del nord-ovest della Sardegna. Comprendiamo i problemi gestionali ed economici della crisi, la quale sta avendo ancora conseguenze sul nostro territorio, ma non campiamo altresì l’immobilismo della giunta provinciale, non capiamo – o forse si – perchè non ha saputo definire una strategia a medio termine su questioni cruciali per il nostro territorio, in primis l’occupazione, lo sviluppo economico e il rilancio della manifattura, tesoro che i sardi devono custodire e rilanciare. Non comprendiamo la cecità con la quale la giunta non ha saputo analizzare e confrontare i dati a sua disposizione per poi trasformarli in politiche socio-economiche. Il movimento giovanile di Futuro e Libertà crede per esempio che sia opportuno stabilire una road map sulle priorità della provincia di Sassari in tema di servizi e sviluppo: una priorità dovrebbe essere a nostro parere il collegamento Porto Torres – Alghero, con l’allargamento della strada per consentire un miglior flusso turistico da porto industriale e croceristico, a città costiera. Ciò garantirebbe sicuramente un importante miglioramento in termini occupazionali, ma anche in termini di servizi che non solo nella provincia, ma in tutta l’isola sono praticamente inesistenti. Un’altra priorità che secondo Generazione Futuro è fondamentale è il rilancio dell’artigianato, del manunfatto, consentendo a chi non ha più voglia o non vuole studiare di aver uno sbocco professionale e garantirgli un’occupazione. Consentire quindi alla Sardegna di sviluppare e sfruttare, quelle che sono le sue risorse naturali ed umane. Crediamo che queste e altre proposte, debbano essere le priorità per un nuovo sviluppo del nord ovest della Sardegna, che abbraccia diverse generazioni e che consente ad esse di svilupparsi ma soprattutto di ridare nuovo slancio ad un’economia, quella sarda, in ginocchio da molto tempo.
Generazione Futuro Sardegna sarà presente sul territorio con proposte costruttive per ridare ai giovani sardi la Sardegna e consentire che essi abbiano un futuro, che possano sviluppare le proprie capacità e metterle al servizio della propria Terra, del loro territorio.
Ci auguriamo che la giunta possa accorgersi che il tempo sta scadendo e che occorre stabilire una strategia politica in questo momento, non solamente quando scocca l’ora delle elezioni.
Dubitiamo

martedì 1 marzo 2011

Cessazione Attività FFwebmagazine

Cari amici del web, da oggi Farefuturo Web Magazine cessa le sue pubblicazioni. La società editrice ha dovuto prendere atto della assoluta impossibilità a continuare l’attività giornalistica per l’insufficienza delle risorse a sua disposizione. Quando cominciammo, nel gennaio 2009, ci eravamo proposti l’obiettivo dell’autonomia finanziaria entro un anno. Purtroppo, così non è avvenuto. Gli introiti pubblicitari si sono progressivamente ridotti, rendendo oltremodo problematica la copertura dei costi redazionali e di gestione del sito. Da qui la decisione, difficile e dolorosa, di sospendere l’attività. Questi due anni di continuo dialogo con i lettori, soprattutto giovani, hanno rappresentato un’esperienza entusiasmante, che ha segnato una fase della vita della nostra Fondazione e che ha profondamente inciso sul dibattito pubblico.  In questo momento, un particolare grazie va alla redazione, ai giovani collaboratori e soprattutto a tutti voi lettori.  Farefuturo prosegue la sua attività con gli strumenti classici di una fondazione di cultura politica: seminari, corsi di formazione, convegni e pubblicazioni, di cui potrete trovare notizia sul sito www.farefuturofondazione.it

sabato 26 febbraio 2011

Assemblea Costituente FLI

La scorsa settimana, con l’Assemblea Costituente svoltasi a Milano, nella fiera di RHO, si è costituito il partito di Futuro e Libertà. Una nascita che ha visto la presenza di molti esponenti e militanti sardi, in particolar modo la Provincia di SS, con i vari circoli di Alghero, Sassari ed Ozieri, pienamente convinti che un nuovo Centro Destra, oltre il berlusconismo non solo è possibile ma è doveroso. Un nuovo centro Destra repubblicano che dialoga, un Centro Destra che difende le Istituzioni anzichè infangarle, un Centro Destra che richiede meritocrazia, un Centro Destra intransigente contro la corruzione e contro tutte le mafie, che promuova la legalità, l’etica pubblica, il senso civico e che i giovani possano essere parte attiva della polis e dell’attività politica, non soltanto un semplice voto per il politico di turno.
Indiscutibilmente i giorni successivi all’Assemblea son stati i momenti più difficili per FLI da quando si è intrapreso questo nuovo progetto a Mirabello, ma questo non ferma la volontà di costruire giorno dopo giorno, a partire dal circolo di Futuro e Libertà Alghero, la nuova Destra legalitaria e repubblicana. Futuro e Libertà va oltre il Palazzo, si costruisce nel territorio e cresce in mezzo alla gente, sintetizzando quelle che sono le idee e i valori della nuova Destra italiana. Proprio per questo, chi fosse interessato a contribuire alla causa di Futuro e Libertà, ma anche chi è semplicemente un simpatizzante può contattarci all’indirizzo mail ufficiale fli.alghero@gmail.com, oppure trovarci su Facebook, nel gruppo Futuro e Libertà Alghero.

mercoledì 9 febbraio 2011

I Giovani sanno ancora indignarsi ?


Non è sicuramente un bel periodo per il nostro paese, ancora in balia di una febbre che non vuol passare, un temporale che non finisce mai, ma anzi da segni di esser ancora nel pieno della sua forza. I fatti - sempre gli stessi - che di politica non hanno niente a che fare, ci illuminano su quella che è la deriva che ha preso la società italiana tutta. Una deriva pericolosa, come una barca che si avvicina agli scogli e che sembra ingovernabile, senza un timoniere in tutta questa bufera. Il timoniere non è in questo caso uno solo, e non si tratta del Premier, qualunque esso sia, ma i timonieri son tanti e prendono il nome dei valori: coloro i quali devono guidare in modo responsabile il Paese. Prima di tutto, le persone di una certa età, - non mi riferisco solo agli over 60 - riconoscono ancora la parola sobrietà ? Il valore della famiglia è ancora un valore, o è un orpello da debellare, visti i costumi che attanagliano la società nel suo insieme ? Al di là delle inchieste, che di indegno hanno sicuramente troppo e di sobrio e rispettoso ben poco, ci siamo mai chiesti che idea si fanno i ragazzi, anche quelli più piccoli, quelli che compiono 12 anni, o 10 ad esempio, vedendo questo spettacolo indecoroso, di come dovrebbero vivere allʼinterno di una società ? Il problema a mio modo di vedere, dopo tutto questo inchiostro usato per trascrivere intercettazioni, è quello della totale mancanza dei valori che compongono, strutturano una società e la fanno vivere. Da giovane mi vergogno non solo per il trattamento che è stato riservato nei confronti delle donne, rese puro oggetto di desiderio effimero, ma mi vergogno personalmente come Uomo degli uomini con queste caratteristiche - se tali si possono chiamare - perché è inaccettabile che il sesso maschile, sia ridotto a semplice guardone e prestigiatore di bordello. Lʼuomo prima era visto come il carattere forte, la guida, colui che proteggeva e sapeva gestire la famiglia nei momenti difficili, insieme alla moglie o alla compagna. Oggi invece lʼuomo è esattamente lʼopposto, è un oggetto smarrito nella società, colui il quale si lascia sempre più andare alle leggerezze, si lascia incantare da presunti lussi terreni, tralasciando quelli che sono i veri valori che compongono la società e la famiglia. Cʼè da chiedersi che ne pensano i giovani maschi, coloro i quali un futuro diventeranno padri, o forse chissà, ricopriranno cariche importanti, non per forza incarichi politici. Chissà che penseranno le loro future mogli o i loro futuri figli.
Lʼuomo avrà il coraggio di indignarsi ? Credo che i giovani come esempi meritino veramente di meglio.
Francesco Galleri

sabato 15 gennaio 2011

Sviluppo Sostenibile e Green Economy

Sviluppo sostenibile e green economy. Questo il tema dell’ultimo incontro del Tour che il Presidente Fini presenterà e dibatterà a Roma. Un incontro cruciale e non meno importante di legalità e di sviluppo economico, poiché fra ambiente e questi (ultimi che ho citato) vi è un intreccio che troppe volte è stato trascurato o non preso abbastanza in considerazione. Assistiamo, con un certo velo di vergogna a continui smottamenti, frane evitabili, edifici abusivi che senza controllo rimangono lì ad inquinare il nostro territorio. Un male diffuso, quello del consumo disumano del territorio che va assolutamente gestito in maniera diversa. Partendo da queste problematiche, che stanno alla base per uno sviluppo sostenibile e di una green economy efficiente, stabilire in che modo ambiente e e crescita economica sostenibile possono condividere uno spazio comune, intrecciarsi senza che vadano in conflitto fra di loro. Allora che cosa significa Ambiente nel 2011? Possiamo ancora parlare in termini di ecologismo estremo, lasciando inalterato il territorio perché la Natura non si tocca, oppure ambiente nel 2011 significa responsabilità, controllo e gestione delle risorse naturali ? Come sarà il nostro territorio fra 30/40 anni ? È un problema questo da affrontare senza schemi passati, senza pensare a vecchi partiti politici che dell’ambientalismo populistico ne hanno fatto una bandiera, ma pensare in modo responsabile come l’ambiente possa integrarsi con l’economia verde e con l’occupazione. Creare nuovi modelli di occupazione attraverso la ricerca di fonti rinnovabili, ridefinire nuovi accordi attraverso la concertazione fra i soggetti coinvolti: amministrazioni pubbliche e privati, aumentare la flessibilità dell’accordo, ovvero esser capaci di dettare delle linee guida fondamentali per un corretto uso del territorio, ma permettere anche al soggetto entrante di adattarsi secondo le proprie capacità e potenzialità, in modo da esprimere un livello quasi ottimale del suo operato. Parallelamente alla flessibilità organizzativa ed operativa credo che occorra stabilire quali, quante e in che modo il soggetto deve pagare delle tasse per l’inquinamento prodotto. Stabilire su quali criteri l’inquinatore deve rimediare all’inquinamento prodotto, ma allo stesso tempo, lo Stato o i soggetti competenti promuovano incentivi volti al miglioramento delle tecnologie esistenti, alla ricerca, in modo da ‘incentivare’ l’azienda a ridurre le emissioni prodotte, salvaguardando contemporaneamente l’ambiente e accrescendo contemporaneamente il potenziale dell’azienda stessa. Accanto a sviluppo sostenibile e green economy, bisogna tener sempre alta l’attenzione su una categoria ambientale: la scarsità. Una categoria da non sottovalutare, se vogliamo uno sviluppo e una economia verde efficiente. Stabilire, a mio parere le priorità su quelle che sono le risorse da utilizzare in modo responsabile, in relazione alla scarsità relativa del prodotto stesso, ma anche rispetto al costo e alle variazioni di prezzo che esso può avere.
Questo percorso verso un nuovo sviluppo sostenibile può avvenire se gli organi preposti controlleranno e analizzeranno minuziosamente tutti i procedimenti e tutte le azioni in totale legalità e trasparenza. Per questo credo che Futuro e Libertà abbia colto in pieno una discussione politica di importanza assoluta, futuristica, dove, come ho detto all’inizio, legalità, sviluppo economico e ambiente sono intensamente intrecciati fra di loro.