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lunedì 6 settembre 2010

Giovani e Lavoro

Si parla molto dei giovani, forse abusando un po' troppo di questa "bandiera" sventolata come una semplice routine quotidiana, giusto per dire qualcosa su di noi.
"Largo ai giovani!!", "i giovani sono il nostro Futuro!!", "bisogna valorizzare i giovani!!","bisogna tutelare le fasce più deboli come i giovani", "io tengo molto ai giovani". Sarei potuto andare oltre, ma mi blocco qui.

I dati parlano chiaro, abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile sopra la media europea, dove in particolare al Sud son presenti sacche mostruose di ragazzi e ragazze che non hanno la possibilità di aver un lavoro.

Perchè invece di dire largo ai giovani, non creiamo i presupposti affinchè i giovani possano contribuire attivamente all'economia del Paese?
Oggigiorno vi è una voragine fra il mondo universitario e il mondo del lavoro; essa però dev'essere per forza ridotta, dev'esser consentito al giovane sia di farsi le ossa, ma anche le opportunità per potersele fare.

Perchè per esempio non costruire fra università e aziende un ponte, un piccolo ponte, necessario per immettere il neo laureato nell'azienda, nell'ufficio dove può dar il meglio di se e magari guadagnarsi il posto di lavoro ? Migliorando, limando il divario fra due mondi, università-azienda, università-lavoro, questo piccolo ponte sarà la fucina da dove usciranno gli imprenditori, gli avvocati, gli architetti, ecc...
Poi sarà merito del ragazzo/a farsi valere in un mondo difficile come quello del lavoro.

Occorre che il lavoro sia più flessibile e pagato meglio (siamo una delle nazioni con retribuzioni bassissime rispetto la media europea), occorre far rientrare i cervelli che sono all'estero e incentivare lo studente straniero a farlo studiare nel nostro Paese.
Accanto alla proposta di poter migliorare il divario fra università e mondo lavorativo, bisogna porsi il problema di chi invece non vuole o non può continuare gli studi e deve necessariamente trovarsi un'occupazione.
Perchè ad esempio, non poter insegnare di nuovo i vecchi mestieri, quelli che son stati tramandati da padre in figlio per tanti secoli ? Attuare una politica di recupero della tradizione, sempre più svalutata, ma garantire allo stesso tempo una possibilità per chi non ha intenzione non ha la possibilità di continuare gli studi.
Perchè non aumentare i corsi di formazione specializzati dopo che lo studente esce diplomato da un istituto tecnico o professionale ? E garantire al neo diplomato la possibilità di poter approfondire i suoi studi o di intraprendere una piccola attività in un futuro prossimo, con un bagaglio culturale maggiore ?

Son solo alcuni aspetti di due mondi, scuola/università e lavoro che ho voluto metter in evidenza. Aspetti che danno l'idea di come si possa migliorare una situazione che man mano sta diventando sempre più preoccupante.

2 commenti:

Luca ha detto...

riguardo alla formazione professionale post-diploma, ho letto che nella riforma Gelmini (al di là di quell'emendamento che dava la possibilità di commutare l'ultimo anno di liceo in uno lavorativo)è prevista una specie di scuola di specializzazione-cito a memoria eh-di penso due anni che introduca nel mondo del lavoro. Inizativa lodevolissima, il problema è che serve una mentalità diversa riguardo il mercato del lavoro,mi spiego:siamo un Paese con una solida mentalità assistenzialista,da Stato molto sociale,che ci portiamo dietro da quando i Padri Costituenti approvarono la Costituzione.
Ora, dato che questo nuovo secolo ci ha dimostrato i limiti di uno welfare state forte, sarebbe ora che si superino in Italia le resistenze di sindacati e corporazioni e ci si adatti alla nuova realtà globale, il lavoro flessibile, e si accontani il mito del posto fisso. E' dura, durissima, indubbiamente, ma c'è in gioco la credibilità del Paese.
Oddio, c'è da dire che l'Italia non decolla per via di corruzione, clientelismo, dell'etica del più furbo, e questo si ripercuote negativamente nel mercato del lavoro, nei giovani, nel mondo universitario. Sono andato un po' fuori tema forse ma alla fine il main theme è sempre quello:la mentalità da cambiare

Luca ha detto...

Al di là dei refusi, in sostanza, se non c'è trasparenza e legalità qualsiasi riforma, seppur sacrosanta, sarà come un cavallo azzoppato:ormai inutile e destinata ad una triste fine